2001 Circa dieci anni dopo, però, il presidente della società partenopea dispose effettivamente che fosse realizzato un inno ufficiale del Calcio Napoli, affidando all’artista Francesco Sondelli il compito di rivisitare ‘O surdato ‘nnammurato, classico della canzone napoletana: il brano prodotto, tuttavia, ebbe un’accoglienza estremamente negativa, venendo, così, prontamente accantonato. Ciò è particolarmente evidente se ci si riferisce all’ultimo caso citato: il testo originale de ‘O surdato ‘nnammurato, una delle più celebri canzoni in lingua napoletana, assurge a inno del Napoli in modo del tutto spontaneo. Marco Azzi, Tutto lo stadio canta «Napule è». Nacque quando un gruppo di ragazzini iniziò a ritrovarsi presso la rampa 18 dei settori popolari dello Stadio di San Siro, indossando la maglia del Milan e portando bandiere e sacchetti di coriandoli. Tali intrinseche peculiarità del pezzo, spinsero, nel 2004, lo stesso D’Angelo a chiedere ad Aurelio De Laurentiis di fare di Napoli l’inno ufficiale del club; ma la proposta non fu accolta dal presidente del sodalizio azzurro, che motivò la scelta evidenziando che, in un passaggio del ritornello, veniva citato e, dunque, celebrato un solo settore dello stadio San Paolo, la «Curva B»: «Nino, questo fatto della curva B divide, io ho bisogno di unire tutta la città intorno alla squadra».

Prosciutto with olives and bread on a wooden plate Tasty Italian food close-up picture magliette vintage calcio stock pictures, royalty-free photos & images Il 1989 fu l’anno anche della misteriosa morte dell’ex calciatore del Cosenza Donato Bergamini, a cui oggi è intitolata la curva sud dello stadio San Vito. Lo scherzoso commento del tifoso fu udito dagli altri avventori del bar, tra i quali vi era il giornalista ed ex calciatore napoletano Felice Scandone, che, prontamente, lo riportò sulle pagine de Il Mezzogiorno Sportivo, periodico da lui fondato e diretto: la «battuta satirica» ottenne, in breve tempo, un’eco inaspettata, contribuendo – in modo decisivo – alla nascita dell’odierna mascotte del club. Fra le riserve, già dalla precedente edizione della Seconda Categoria 1909-1910 era stata attivato un torneo per i club meridionali, la Quarta sezione, che era tuttavia escluso dalla corsa per il titolo nazionale, i cui vincitori erano soliti essere invitati dalla Federazione a iscriversi in Prima Categoria pur senza obblighi. I rossoneri, il Genoa e il Torino, non accettando questo escamotage che toglieva agli stranieri il diritto di competere per il titolo di «Campione d’Italia», rifiutarono di partecipare al Campionato Italiano e si ritirarono anche dal torneo Federale, poi definitivamente delegittimato dall’assegnazione postuma del relativo trofeo, la Coppa Spensley, al Milan a titolo risarcitorio. Il simbolo attuale presenta un’ancora e due remi incrociati (in riferimento agli sport nautici praticati dal club), il che lo rende molto originale.

Questa struttura si conservò intatta fino al secondo dopoguerra: negli anni 1950, infatti, la quasi totalità della popolazione abitava nei quattro quartieri formati dall’incrocio delle due vie principali, rappresentati da corso Vittorio Emanuele e corso Umberto I. Con il piano regolatore approvato nel 1962, uno dei primi d’Italia, al fine di tutelare il centro storico, finì con l’essere «congelato», privilegiando le aree periferiche della città. Per raggiungere l’obiettivo prefissatosi, la Federazione attuò una sfasatura tra l’organizzazione calcistica delle due parti del Paese, elevando d’ufficio i tornei del Sud alla Prima Categoria, pur non essendo tali raggruppamenti paragonabili a quelli del Nord. A quei tempi le formazioni meridionali disputavano vari tornei regionali inquadrati nella Terza Categoria, livello consono in rapporto alla forza delle squadre del Nord. Il progetto Valvassori-Faroppa abolì dunque la Seconda Categoria, includendo le formazioni titolari in un campionato regionale di Promozione in interscambio con la Prima Categoria sulla base dei risultati sul campo, mentre le squadre riserve furono spedite in un torneo apposito il cui valore divenne rapidamente nullo, salvo far giocare i giocatori a disposizione per la prima squadra con altri di pari livello.

Nel 1905 fu istituita anche una Terza Categoria principalmente per terze squadre di minorenni, ma liberamente aperta anche a formazioni titolari composte anche da giocatori maggiorenni di ancor più limitata levatura ma interessate al fatto di andare incontro, grazie ad un’organizzazione circoscritta al livello regionale, a spese ancora più contenute. Nel 1910-1911, comunque, la FIGC inserì il campionato veneto, che già si disputava da alcune stagioni, facendolo diventare parte del torneo nazionale col nome di Seconda sezione, ed includendovi anche il Bologna che non aveva alcuna avversaria in Emilia. Italiano: la Federazione dovette quindi riconoscere alla Pro Vercelli campione federale il secondo titolo tricolore consecutivo e disconoscere il torneo italiano. Ad approfittare della caotica situazione fu la debuttante Pro Vercelli che conquistò nel torneo italiano il suo primo titolo di campione nazionale. Nino D’Angelo – scritto nel 1986 e pubblicato nell’album Fotografando l’amore – che finì per contrassegnare la «cavalcata» verso il primo scudetto napoletano. Nella stagione 2020-2021 la Ternana viene inserita nuovamente nel girone meridionale della terza serie.